RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO QUESTO COMUNICATO DA: Malacalza Stefano commissario provinciale per Piacenza Italcaccia

Egregia Libertà : mi permetto questa replica perché da dirigente di associazione venatoria ( sul territorio rappresento Italcaccia ) non posso fare silenzio ,non posso lasciare passare senza diritto di replica ciò che è stato pubblicato ieri sul vostro quotidiano. Non è accettabile che l’arrivo di dieci animali in struttura venga trasformato nell’arrivo di dieci segugi , non è accettabile che i dieci animali siano definiti cani da caccia esclusivamente perché possono avere somiglianze con razze canine utilizzate anche a scopo venatorio.non è accettabile parlare di allarme abbandono cani da parte di cacciatori quando non sappiamo di chi sono gli animali ,ma possiamo solo fare delle ipotesi , da quando le ipotesi sono prova di colpa? Non è neanche accettabile leggere che si cerchi di fare passare come pratica comune e diffusa fra i cacciatori quella di non dotare i propri cani del microchip previsto per legge. A dimostrazione di questo dei tre animali che si sono ricongiunti ai legittimi proprietari perché provvisti di microchip due erano di cacciatori. Magari l’assenza dei microchip sui cani fosse solo un problema dei cacciatori ,questi sul territorio di Piacenza sono meno di tremila, controllati loro risolto il problema . Ma nella realtà non è così ,basta farsi un giro nelle strutture di accoglienza della provincia per rendersi conto che la percentuale di cani da caccia abbandonati è molto inferiore a quella che si vuole presentare . Le strutture sono zeppe di meticci ,di cani abbandonati durante il periodo delle ferie estive , tutti o quasi privi di microchip ,tutti o quasi animali che con la caccia non hanno nulla da spartire e la pratica è diffusa fra i cacciatori ! Ci accorgiamo di quanto il messaggio che arriva è fuorviante , lontano dalla realtà e lesivo per tutta una categoria ? Mi chiedo in oltre come si può affermare con certezza che gli animali arrivati in struttura siano cani da caccia che hanno paura dello sparo. C’è forse una prova pratica di sparo a cui è sottoposto ogni animale che arriva in struttura , oppure tale paura viene data di diritto ad ogni cane che si presume sia utilizzato per la caccia? Non è con i luoghi comuni che si può combattere il fenomeno degli abbandoni, non è sbattendo sul giornale una categoria circoscritta di persone che si risolve il problema degli abbandoni.
Non è accettabile utilizzare sempre la figura del cacciatore come il mostro a cui si può attribuire tutto senza mai avere prova provata di ciò che si afferma e pretendere che questo accetti sempre in silenzio la parte del cattivo . A questo gioco non siamo più disposti a giocare .

Malacalza Stefano commissario provinciale per Piacenza Italcaccia .

 

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