Questa è la recensione di Rockit
Incontrando per la prima volta i Màdrega sul proprio cammino, si può avvertire una spontanea empatia nei loro confronti: sono una “rock band visionaria nata a Pellegrino Parmense nel 1987”, come da loro definizione, e Fin Qui è il primo album ufficiale che arriva quindi dopo oltre tre decenni di musica. Hanno insomma alle spalle anni di attività dal vivo, premi vinti come il Samigo, concerti di beneficenza & solidarietà, un grande impegno a vantaggio del proprio territorio e dei giovani ma poco di tutto questo intenso vissuto si trova nelle loro biografie sia qui, sia sui social e in generale nel web.
Persino le collaborazioni con Omar Pedrini nel brano Fin qui (Soltanto Nuvole) e con Flavio Ferri dei Delta V per la cover di Un ragazzo di strada non sono troppo sbandierate (nemmeno in questa tracklist). Il gruppo, un quintetto formato da voce, basso, batteria e due chitarristi, esprime un rock realizzato come una volta, con le chitarre elettriche protagoniste, incrociandolo con la tradizione melodica italiana e il cantautorato. Fra gli 8 brani spiccano il singolo Il Nero che con il suo ritmo, il suo carattere e le sue parole suona particolarmente contemporaneo e la perla Mi parla di te che è una ballata breve, intensa e ispirata. Inoltre la canzone che dà il titolo al disco, attraverso la partecipazione di Pedrini, riesce a far rivivere le atmosfere, la potenza e le sonorità dei Timoria. Merita un ultimo appunto Un ragazzo di strada, un brano del 1966 che è probabilmente tra i più coverizzati nella storia della musica italiana: si contano almeno una ventina di “riproduzioni” da parte di altri artisti e tra le più note ci sono quelle trasversali di Skiantos, Ivan Cattaneo, Pino Scotto, Tonino Carotone, Matia Bazar, Pooh, The Bastard Sons of Dioniso, Criminal Jokers, Calibro 35 feat Manuel Agnelli (Afterhours) e Vasco Rossi, che ha interpretato proprio questo pezzo live al Concerto del Primo Maggio nel 2009, per poi inserirlo nell’album “Tracks 2 – Inediti & rarità”. In questo panorama saturo e trafficato, la versione dei Màdrega ha un suo perché, afferma una sua dimensione e mantiene una sua originalità: la sfida non era semplice. Per gli amanti del genere ascoltare un po’ di rock ben fatto è sempre piacevole, quindi la band può continuare così, con la sua energia, forse umile ma comunque resistente. Se poi il gruppo volesse arrivare ad ancora più persone, potrebbe provare a contaminare il proprio sound con un pizzico di elettronica contemporanea e potrebbe lavorare sui testi cercando di rivolgerli a tutti, anche alle nuove generazioni di oggi: chissà, forse prima o poi i giovani potrebbero finalmente riscoprire la bellezza del rock.
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Questa è la raccolta dei migliori brani inclusi nei dischi che non abbiamo mai inciso”…è con questa frase che la band di Pellegrino P.se inizia a parlare di FIN QUI, l’album che uscirà in digitale il 20 Luglio per l’etichetta PMS Studio di Alfonsine (Ravenna) e le edizioni Senza Vento srl di Omar Pedrini (sì…quell’Omar Pedrini). Otto brani diversi, distanti nel tempo e nell’ispirazione, nella scrittura e nei suoni, un viaggio che mette un punto in fondo ad una frase e che culmina con il singolo FIN QUI (soltanto nuvole) nel quale lo stesso Pedrini ha dato un tocco personale con le sue chitarre e la seconda voce. L’omaggio ai Corvi ed all’amico Claudio, con una coraggiosa rivisitazione di UN RAGAZZO DI STRADA, guarda con rispetto a brani e testi che hanno fatto la differenza ed apre alla collaborazione con Flavio Ferri dei Delta-V (sì…appunto lui) con cui i MàDREGA hanno già registrato un nuovo lavoro per il quale tra l’altro si sono chiusi per una settimana in una stanza di un hotel sulle alture del loro paese, robe d’altri tempi…ma questa è un’altra storia e ne parleremo in autunno. Un percorso di fatto di brani scritti in cantina, in auto, all’ombra del castello che sovrasta il paese, in pausa pranzo o nel parcheggo di un autogrill e di collaborazioni sincere, emozionanti, sentite e rispettose che battono affettuosamente sulla spalla della band di Pellegrino P.se sollevando la polvere e le spore del loro “rock visionario”